Contro il controllo
RIFLESSIONI
Qualche anno fa ero uno scrittore compulsivo, e trovavo grande soddisfazione nello scrivere appunti sui miei taccuini (Moleskine originali o meno...).
Quando ho passato periodi di grande introspezione - in cui dovevo affrontare il peso del mio passato, la paura per le scelte e le responsabilità che il futuro mi metteva davanti, stress lavorativo, difficoltà relazionali, il peso dei miei errori (e del mio errare, in senso lato) - trovavo nel scrivere fiumi di parole un senso di sollievo, di brillantezza nella mia mente, e potrei paragonare quel processo come una forma di "meditazione su carta".
Da quando mi sono sposato, ormai più di 6 anni fa, ho praticamente smesso di scrivere.
Quelle poche volte in cui scrivo è perché sento la nostalgia per quel tempo passato, e vorrei tornare a impegnarmi in qualcosa di buono per me che non sia solo una forma nascosta di egoismo.
Il mio diario, per circa un anno, è stato il mio blog.
Tra la fine del 2013 e l'inizio del 2015 ho scritto ondate di post, di poesie, di canzoni, di riflessioni, di confessioni.
Ho smesso di scrivere quando tutto è iniziato a "quadrare" nella mia vita, ma entro un paio d'anni la mia vita era già stata stravolta di nuovo, tra un infortunio serio, il cambio di lavoro ed evoluzioni nel rapporto con mia moglie che, per quanto positive, mi avevano fatto mettere in gioco attivamente.
Tra il 2018 e il 2020 ho scritto decine di canzoni, qualcuna l'ho anche incisa sul mio registratore multitraccia, ma alla fine anche quella è stata una parentesi.
Dopo il cambio di passo nel 2020 dovuto al lockdown e al mio ultimo cambio di lavoro, ho iniziato a concentrarmi sulla fotografia.
L'importante, dicono, è avere sempre qualcosa da dire, indipendentemente dai media usati.
L'imparare ad esprimersi usando uno strumento o un'arte è importante, ma senza un messaggio da trasmettere anche la tecnica più sopraffina è vuota e fine a sé stessa.
Ciò che è accaduto con gli ultimi film Pixar ne è un esempio: milioni di dollari spesi per fondali bellissimi, animazioni molto curate, sceneggiature insulse e recensioni imbarazzate - tutto il contrario di Inside Out, Wall-e e Up!, milioni di dollari ben spesi grazie a sceneggiature riuscitissime.
Al mondo non servono film "tappabuchi", ai bambini non servono nuovi "classici", e alla Pixar forse non servono i soldi ottenuti sfruttando pacchianate del genere.
Allo stesso modo, preferisco scrivere poco o fotografare poco, ma essere davvero ispirato.
Ci sono stati momenti per me più "fertili" dal punto di vista dell'immaginazione, momenti che mi mancano adesso, ma non mi butto giù: forse ora è il momento di raccogliere esperienze e spunti che saranno preziosi un domani.
Avere il controllo della creatività è impossibile, occorre essere aperti alle ispirazioni da qualunque cosa.
Il bombardamento di stimoli che stiamo vivendo non giova (e lo dico io, che passo volentieri mezze giornate sui videogiochi sparatutto).
Quello che mi aiuta è il classico gioco dello scrivere per flusso di coscienza o con la tecnica del cut-up: libero dal controllo di ciò che sto scrivendo, mi apre la mente a vedere cosa ho bisogno di scrivere.
Trovo queste due tecniche di scrittura creativa molto simili al test di Rorschach - una sorta di "specchio" della psiche, sonda del cuore e della mente.
Più importante del controllo della creatività o dello strumento usato è la conoscenza di ciò che ci passa per la testa.
Parafrasando un noto slogan pubblicitario, il controllo non è nulla senza la potenza... delle nostre idee.